C’è qualcosa che Google non sta facendo molto bene: quello di gestire il
sociale. Ed è una certezza dato che non siamo al suo primo esperimento e Dal
fracasso di Wave ad oggi abbiamo visto un pò di tutto, anche l’integrazione di
Gmail in un sistema di reti con lo stesso livello di insuccesso. Così come
abbiamo la certezza dei 2 record superati da Foursquare: la popolarità ottima e
l’usabilità molto, molto limitata. Di fatto Google con Talk, oggi Hangouts,
aveva già previsto da molto tempo la possibilità di integrare le chiamate nel
sistema di messaggeria con una gestione snella dei dati tale da rendere la
qualità del prodotto eccellente. Seguì Line con un prodotto non di pari livello
ed oggi affogato dalla pubblicità ma comunque con caratteristiche decenti. Poi,
sul sociale.....sociale abbiamo Facebook (Twitter secondo noi è un prodotto
unico ed a parte del resto) ma su tutto questo settore Google non decolla. Ed
oggi presenta Espacios, un nuovo prodotto che secondo noi presenta una serie di
limitazioni importanti. Potrebbe trionfare nel settore dei gruppi aziendali (ma
c’è Linkedin) senza ottenere un successo popolare in quanto obbliga alla
creazione dei gruppi (cosa spesso poco gradita per l’uso personale) ed alla
scarsa integrazione dei prodotti Google. Ci staremo sbagliando? Chi lo sa, solo
il tempo confermerà o smentirà le nostre sensazioni in merito ma l’esperienza
di questi anni non lascia presagire nulla di buono.
martes, 17 de mayo de 2016
miércoles, 4 de mayo de 2016
La variabile fissa - (via Omikrono)
La miglior maniera di viaggiare portando con noi l’ufficio oggigiorno è
certamente un ultrabook di lusso. La scelta è enorme attualmente: a chi
preferisce il tattile raccomandiamo il Microsoft Surface che offre potenza in
eccesso, larga autonomia, una risoluzione enorme e dimensioni perfette per il
trasporto. Poi ci sono i Lenovo della serie Yoga, con un sistema di snodo del
monitor proprio di un orefice svizzero ed una robustezza senza uguali. Ed un
prezzo giustamente allineato alla qualità del prodotto..... Persino le batterie
hanno sperimentato una evoluzione mostruosa: oggigiorno un portatile
supersottile può non solo alloggiare una cpu i7 ma persino farla funzionare per
un numero enorme di ore a pieno rendimento. E tutta questa evoluzione si è
riversata nella nostra capacità di viaggiare leggeri ma con tutta la potenza
necessaria alle nostre necessità....beh, quasi tutta.
Tutti gli ultrabook sopra menzionati hanno in comune un punto debole e
molto economico che non dovrebbe essere proprio di un sistema tanto sofisticato
e costoso: la scheda video Intel. La celebre marca di processori ha
commercializzato anni or sono un sistema minimo di GPU che consuma pochissime
risorse e possiede una fantastica compatibilità con tutti i più noti sistemi
operativi. E permette di ridurre i consumi tanto da essere un componente
perfetto per questi portatili ma in quanto a potenza grafica, quella è
praticamente inesistente.
Certo, possono riprodurre films a risoluzione fullHD e superiore, mostrare
immagini in altissima definizione ma quando si tratta di sviluppare potenza
drafica 3D come animazione, videogiochi e CAD in genere i PC tradizionali
restano la miglior opzione sul mercato.
Questa tendenza non accenna a cambiare nonostante appunto questa enorme evoluzione
che ha supposto la miniaturizzazione degli ultimi tempi rompendo persino la
legge di Moore. Alcune aziende stanno facendo passi da gigante permettendo
potenze sino ad oggi impensabili in un portatile, basti pensare ai modelli
gamer di MSI, gli ultimi della gamma Predator di Acer ma soprattutto l’Asus con
blocco esterno di raffreddamento a liquido.
Tutto questo, dentro certi limiti, permette di rompere la tendenza ma ad un
prezzo molto alto: oltre al fattore economico si tratta di macchine molto pesanti
con una autonomia praticamente inutile per l’uso fuori dall’ufficio. Il consumo
è notevole e nell’unico caso conosciuto di raffreddamento a liquido il peso di
tutto il sistema lo rende praticamente intrasportabile. Il portatile ha
nettamente superato in vendite il pc “tower” di sempre ma ad un costo molto
alto: la perdita di prestazioni. E questa tendenza, a quanto pare, tarderà
molto a cambiare.
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