(via Xatakafoto)
Il visore della fotocamera, sia galileiano o réflex, è un componente che da decenni non riceveva un aggiornamento ad esclusione l’ovvio LCD che si trova nel dorso di tutte le fotocamere digitali senza nessuna eccezione. Nel caso dell’oculare, pur nel digitale le uniche macchine che hanno marcato una differenza sono state le bridge con il problema che, dovuto al loro basso costo, non hanno apportato Grossi benefici nel’uso della mira elettronica. Questo, con l’arrivo del micro quattro terzi è totalmente cambiato. Le Olympus e Panasonic “ibride” in questo standard hanno introdotto quella che è la vera innovazione nel settore proporcionando una serie di vantaggi incredibili per il fotógrafo. Primo tra tutti l’eliminazione di specchio e prismi rendendo la fotocamera, a parità di prestazioni, di dimensioni pressochè ridotte del 50% includendo il peso. Altro vantaggio è la copertura totale e completa della scena: questo visore difatti presenta l’esatta immagine che otterremo sul negativo digitale. Terzo vantaggio la possibilità di ottenere inmediatamente la visione dei filtri e correzioni: cambiando a filtro artístico, sensibilità ISO o bilanciamento del bianco, avremo sempre il risultato finale davanti all’occhio prima dello scatto. Certo, il RAW ci permette di poter correggere ogni dettaglio ma la pre-visualizzazione di tutto il lavoro ci condurrà ad un risultato sicuro. Per non parlare della sensibilità in caso di poca luce: l’occhio non vedrà un immagine scura attraverso gli specchi ma realmente quello che la fotocamera potrà registrare a seconda delle nostre impostazioni.
In principio vi era uno svantaggio dovuto alla qualità del visore che tutt’oggi è stato superato e migliorato grazie a che questi posseggono una risoluzione di ben 900.000 pixel o addirittura 1,4 milioni come il caso della Olympus E-P2. Un ponto a sfavore c’è sempre: il visore elettronico funciona a batteria e non contribuisce all’autonomìa della fotocamera.
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