(via digiTanto, grazie ad Andrea De Prisco)
Andrea De Prisco, storico componente della compianta rivista MC Microcomputer che portò molti di noi ad avvicinarsi a questo variopinto mondo dell'informatica, ci ricorda come avvenne e con quali prodotti la nascita della commercializzazione di primi storici portatili in territorio Italiano. In questa prima breve parte non potevamo che citare l'Osborne 1,
una macchina fantastica per l'epoca ma anche vista con gli occhi di oggi se pensiamo che in quella "borsa" vi era stato "compresso" un completo sistema operativo CP/M, un tubo catodico, 2 floppy disk da 5 pollici ed una robusta tastiera. Ricordiamo che prima dell'avvento di Microsoft c'èra (pochissimo) Apple ai suoi primi passi e di Windows neppure l'ombra. Il mouse era sempre chiuso in un cassetto di una famosa università Americana. L'Osborne ci permetteva di trasportare, allora comodamente, tutto il necessario per lavorare: Supercalc, un tabellone elettronico stile Visicalc, Wordstar, forse l'unico editor di testi dell'epoca e relativo Basic Microsoft con suo compilatore. Sì, perchè all'epoca i computer facevano calcoli e poco a poco avrebbero trattato il testo. Il resto dei programmi ognuno se li sarebbe scritti a mano, era logico. L'articolo di MC uscì in Aprile del 1982 a cura di Alberto Morando sul numero 26.
Circa 2 anni dopo, nato il primo Mac, i portatili stavano già evoluzionando anni luce ed ecco apparire la soluzione a vari problemi: L'LCD sostituisce il delicato e pericoloso CRT (tubo catodico) permettendo al tempo stesso un poco più di dimensioni (l'Osborne era illeggibile con i suoi 5 pollici a fosfori verdi) e si iniziarono a trovare soluzioi interessanti per rimuovere i floppy disk, pesanti, rumorosi ed assetati di elettricità: con i floppy da 5" l'alimentazione a batteria sarebbe stata impossibile. Ed apparve lo Sharp PC-5000:
una macchina da scrivere del futuro con un vero computer all'interno con (rullo di tamburi) 16 bit!!! La memoria di massa era per la prima volta nella storia affidata a delle cartucce senza parti mobili chiamate memorie a bolle: un primo passo verso le schede SD ed affini. E poi, occhio al dato, integrava una stampante a carta termica o normale con l'uso di una cartuccia di nero a trasferimento termico: la rivoluzione era appena iniziata.
(segue nella seconda parte...)
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