lunes, 1 de marzo de 2010

Internet minacciata: in Italia non existe più la libertà in rete.


(via Genbeta)

Sino ad oggi abbiamo parlato di minacce ad Internet ma abbiamo esempi sin troppo vicini di come la rete delle reti è oggetto di controllo ed abuso: in Italia.

Lì, se sei utente di Internet, blogger o possiedi un azienda in rete potresti finire in carcere con una facilità incredibile. Pochi giorni fà Oscar Magi, un giudice, condannava a sei mesi di carcere due esecutivi di Google ed un ex-impiegato della stessa azienda per oltrepassare le regole della privacità Italiana. Tutto perchè un gruppo di delinquenti maltrattò a un disabile nel 2006 e misero il rispettivo video in Youtube. Quando quelli del servizio se ne accorsero lo tolsero immediatamente ed aiutarono le autorità a trovarne i responsabili. Il giudice ha comunque considerato che YouTube è responsabile di non aver impedito che il video non si rendesse pubblico ed i responsabili dell’azienda in Italia dovessero finire in carcere.

Il giudice, evidentemente, non comprende vari aspetti come il fatto che ogni minuto si caricano 20 ore di video e colpano all’azienda degli abus commessi da qualche criminale che abusa dl servizio stesso: è come, sempre lo ripetiamo, spedire in galera i fabbricanti di armi per assassinato.

Nel 2008 poi un altro giudice Siciliano dichiarò colpevole allo scrittore Carlo Ruta per “pubblicazione clandestina di un giornale” dovuto a che egli aveva un blog avente titolari ossia come un giornale on-line. Secondo noi questo corrisponde a qualunque blog della terra e secondo l’Italia, data la legge di stampa del 2001, si va da 250 Euro a 2 anni di carcere. La soluzione sarebbe essere registrati come giornalisti ma questo serve a quel governo per avere un controllo su chi può esprimersi “liberamente” e chi no. Se consideriamo che gli Italiani elessero un primo ministro che ha ovvi interessi sui mezzi di comunicazione tutto si spiega più facilmente. Di fatti le sue catene denunciarono YouTube già nel 2008. Ricordate l’attentato a quel primo ministro a Milano? L’attaccante ricevette 100.000 fans in 2 giorni in Facebook e i ministri di giustizia e dell’interno pensarono imporre misure per castigare gli internauti che “promuovono” in questo modo la violenza. Poco tardarono in ritrattarsi e spiegare che non farebbero nulla senza passare dal parlamentoe garantire la libertà di espressione. Triviale intendere persino il decreto Romani che richiede una autorizzazione ministeriale per comparare internet alla tv e quind poter inserire un video a YouTube. La pressione sociale ha impedito molte di queste ingiustizie ma nel paese transalpino poco si può fare in questo momento per superare certi problemi ed agli internauti Italiani resta solo la possibilità di protestare al grido di “Alza la voce”.

(grazie ai traduttori per un linguaggio che domino come lo Swahili..)


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