jueves, 23 de abril de 2009

La rete evidenzia carenze giornalistiche.


(via Alt1040)

Un problemone quello del giornalismo, saltato alla cronaca solo recentemente. Da quando aziende come Google pongono in linea quotidiani e riviste per la consultazione on-line.
Il problema esiste da sempre ma con internet si è accentuato.
L’esempio è semplice: da sempre nei titolari di una rivista appare in grassetto “Condannato XXX a X anni di carcere...” con una piccola smentita tempo dopo dato che il signor XXX non era colpevole ma la scarcerazione non costituiva una notizia da prima pagina.
Nel quitidiano El Paìs cresce il numero di persone che chiedono rettificazioni in tal senso per aver danneggiato la propria immagine. E l’informazione in sè veniva dimenticata comunque tempo dopo negli archivi del giornale ma con Internet il problema è peggiorato.
Se A cerca il nome di B nella rete per contrattarlo, per esempio, salteranno alla vista tutte le notizie in cui B uscirà nel 1988 per un reato. B fù assolto ma l’informazione non compare.
Google dice di rastrellare le pagine digitalizzate ma non è responsabile di quello pubblicato all’epoca. Corretto. El Paìs (in questo caso, ma tutti i periodici in generale) dicono: “Non possiamo modificare in nessun modo gli archivi. Falsificaremo la storia”.
D’accordo (in parte) anche con loro.
La rete e Google sono mezzi che esaltano le carenze giornalistiche ma i colpevoli erano e sono sempre i giornali. Non vi è dubbio. Ê arrivato il momento che tutti gli editori di giornali e quitidiani dettino come cambiare il sistema informativo e urgentemente. Esempio classico la condanna del webmaster di infoPSP che in tutti i mezzi giornalistici fù posto il nome dell’accusato. Questo signore, chiarita poi la situazione, resterà sempre in prima pagina come “il primo condannato in spagna per violare leggi di “Copyright”. Per sempre.

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