domingo, 11 de septiembre de 2011

Fujifilm cessa la produzione delle proprie pellicole professionali

(via Altfoto)

Un nuovo chiodo introdotto nell'era analogica della foto per la mano di Fujifilm. Dagli inizi della foto digitale all'incirca nell'anno 2000 il rullino cadde in disgrazia lasciano oggi sempre meno affezionati al vintage ed ogni giorno sempre più vicina la scomparsa della preistorica tecnologia dell'haluro di argento. Fujifilm annuncia quindi il cessare della produzione con una nota in Giapponese nella propria web gentilmente tradotta da Japan Camera Hunter:



  • Negative:
    • FujiColor Pro 160NC 4×5
  • Diapositive:
    • 135 (35mm)
    • Fuji Sensia III 100 24 exposiciones
    • Fuji Sensia III 100 36 exposiciones
    • Tungsten T64 36 exposiciones
  • Formato medio:
    • Tamaño 120
    • Astia 100F 12 exposiciones
    • Tamaño 220
    • Astia 100F 24 exposiciones
    • Astia 100F 4×5 20 exposiciones
    • Astia 100F 8×10 20 exposiciones.
    • Astia 100F 4×5 exposiciones de carga rapida
  • Negative bianco y nero:
    • 135 (35mm)
    • Neopan SS 36 exposiciones
La scusa (e ci crediamo) è l'oramai alto costo di produzione in cambio di una bassissima penetrazione nel mercato e venderanno le "scorte" sino alla scomparsa definitiva. Nel classico 35mm si continua invece a trovare ancora qualcosa anche se ogni giorno che passa ci chiediamo dove...

1 comentario:

Matteo Nunzi dijo...

In realtà non cessa la produzione di tutte le pellicole professionali, ma solo di alcune ed in alcuni formati meno diffusi. Certamente non è una cosa positiva per il mondo della fotografia, sia che si propenda per la tecnologia all'argento che quella digitale. Ciò non significa che la fotografia tradizionale sia sulla strada della scomparsa o che il digitale ne sia la sua naturale evoluzione (se così fosse l'avvento della fotografia avrebbe dovuto a sua volta far scomparire la pittura...) e parlo per esperienza visto che scatto abitualmente in entrambi i formati e li considero complementari e non in competizione. Per ogni pellicola che viene dismessa ne vengono presentate altre nuove e addirittura negli ultimi due o tre anni sono state reintrodotte moltissime emulsioni fuori produzione da tempo, da parte di aziende che il pubblico di massa probabilmente non ha neanche mai sentito nominare. Certo la tecnologia della pellicola ha almeno un secolo e per qualcuno è "preistorica", ma chi scatta su film non lo fa perché è un nostalgico, un arretrato o un amante del "vintage", perché lo si può essere per qualcosa che è finita e superata, ma così non è (un esempio è tuttora il suo massiccio utilizzo nelle riprese cinematografiche compresi i casi di effetti speciali digitali che vengono applicati a partire da una scansione delle immagini da negativo). Chi scatta su pellicola lo fa per la resa che essa ha rispetto al digitale: né in assoluto migliore, né peggiore, semplicemente diversa e sicuramente più diretta e naturale e oltretutto tangibile. L'informazione un po' approssimativa, ci ha comunque più volte parlato della sua morte, si pensi alla dismissione del Kodachrome che i reporter in cerca del sensazionalismo scambiarono, in buona o cattiva fede, per la cessazione assoluta di tutti i supporti sensibili, come adesso sembra venir annunciato nel caso del riassetto societario della Kodack, spacciato per crollo e chiusura definitiva. Il mondo di oggi è governato dalla pubblicità ed il pensiero comune è in balia delle scelte commerciali delle grandi aziende ed è soprattutto questo che ci fa apparire le tecnologie classiche come sorpassate, ma se ci soffermiamo un attimo davanti ad una bella stampa manuale o ad una registrazione musicale da master magnetico ben fatta, ci accorgeremmo di quanto la praticità del digitale quasi mai paga l'abbandono della qualità dell'analogico. Per taluni potrebbe essere un'eresia, ma sicuramente il suo giudizio si ferma all'elettronica, senza avere termini di paragone. Gli basti sapere che non tutto è misurabile e riconducibile a parametri direttamente confrontabili, un caso è proprio quello del campionamento digitale rispetto al parallelo sistema analogico, in musica come, in questo caso, in fotografia. Per sincerarsene non occorrono strumenti sofisticati, basta usare un po' di più i nostri sensi che per il momento, come l'essere umano ed il modo che ci circonda, sono e rimangono “analogici”!

Un saluto da Matteo a tutti i curatori ed i lettori del blog.

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